Confidenza (2024) Un film di Daniele Luchetti

Confidenza (2024)

Avatar Giada Ciliberto

Dopo aver visto Confidenza (2024) – il nuovo film di Daniele Luchetti – c’è ancora qualcuno con cui poter parlare dei limoni?

Grazie a una chiave universale che esplora in ogni sua forma – visiva, sonora e umana (poiché costantemente connessa alle emozioni dello spettatore) – un meticoloso e onirico attraversamento del dubbio irrisolto, la scrittura dell’omonimo romanzo di Domenico Starnone (2019) si trasforma, in Confidenza (2024), in vissuta scrittura cinematografica.

Le sonorità e le musiche originali di Thom Yorke – in evidente sintonia con l’immaginario del film e del suo regista – fanno sì che la vibrazione del dubbio irrompa sin dai primi istanti nella visione per poi deviare verso un altisonante silenzio.

  • Lo spettatore si ritrova – così – immerso, assieme al suo protagonista (il professore Pietro Vella), in uno stato di abile e autentica tensione, dove lo smarrimento lascia spazio alla sensazione tipica di un affanno che sembrerebbe costantemente in procinto di implodere.
  • In tal senso allora, giunti al punto di non ritorno, il lento attraversamento di Pietro Vella del corridoio dell’istituto scolastico potrebbe rappresentarne uno degli esempi più calzanti.
    In cui assistiamo – difatti – disarmati alla nuda personificazione del pensiero intrusivo che tormenta, all’assoluta percezione sonora del respiro, della paura.

La sensazione di essere in costante bilico tra realtà e immaginazione, durante la visione, dà, infine, allo spettatore “romano” reduce da Confidenza, l’impressione di uscire dalla sala e di immergersi, non solo nelle prime luci della sera con un’alterazione dello sguardo e del sentire ambiguamente amplificati, ma anche di non essere mai realmente uscito dal film.

In tal caso, il più confacente esempio di questa sensazione – sempre di rimando all’esperienza visiva appena vissuta dallo spettatore in sala – potrebbe, allora, essere dato da uno sconfinante sfarfallio blu dell’immagine.

Con “Ciao Pietro, ci vediamo a casa” (e dintorni), l’ex alunna, dapprima “perdutasi”, Teresa Quadraro, ha una reazione, se non esemplare: straordinaria.

Una reazione – forse di “troppa confidenza” – che tutti, in fondo, desideriamo, ma di cui, ad ogni modo, molto probabilmente, abbiamo paura e pertanto forse nessuno avrebbe il coraggio di palesare nella vita reale.

• Passando dal binomio amore / paura alla proposta di un matrimonio etico: Teresa, forse nel momento di massima intesa con Pietro – il quale sta per mostrare, forse non il primo, il più significativo segno di cedimento – lo illumina dicendo: “non sei nello stesso posto dove sono i tuoi sentimenti”.

Infine, con il passare del “tempo” e nell’assistere a un ciclico bivio delle possibilità, vedendo quindi – di volta in volta – quello che potrebbe accadere nella vita di Pietro, iniziamo a pensare che sia un bene, allora, che non vi sia una risposta univoca. Ma soltanto un saper tendere l’orecchio verso i rumori della mente dell’altro. Verso “un segreto che ci leghi per sempre”.

• Qualcuno con cui parlare in privato dei limoni?

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