Il Mondo è Nostro Chuormo

Il Mondo è Nostro (2024)

Avatar Giada Ciliberto

Premiato da poco al “Salerno in CORTOcircuito” e al “SorsiCorti Film Festival”, Il Mondo è Nostro (2024) continua il suo viaggio portando con sé il racconto di un sogno nelle banlieues che – come una travolgente e apparentemente mai esaustiva avventura – lascia il segno. 

«Giocando un po’ col tempo», Marco Vinz Pinnavaia e Gabriele Aldo Lo Cascio lasciano immergere lo spettatore nella realtà delle banlieues, dove le periferie vengono dipinte come un luogo in cui nascono i sogni.

Il film riesce a cogliere la scintilla sociale della periferia mentre emerge polimorfa, grazie alle sue umane sfumature, come la luce arancio dell crepuscolo. Una luce, però, che sembra, in qualche modo, sempre poter risorgere tra i palazzi, oltre il campo visivo, anche quando il sogno tende a sfumare.

A trent’anni da La Haine (1995), uno dei brani principali de Il Mondo è Nostro (2024) sembra voler scavalcare l’eco del passato tragico rappresentato nel film di Mathieu Kassovitz per divenire invece presenza antropomorfa della musica a partire dalla scelta di assecondare, anche nel racconto, il ritmo del rap, per poi immortalare, in sala di registrazione, quello che sembra rivelarsi più un monologo interiore – a favore di microfono – della protagonista, che un reale tentativo di incidere il brano.

Asia, prima protagonista, aspira a realizzare “ad ogni costo” il videoclip di un brano che riporta lo stesso titolo del film. Asia canta al fianco di Medhi, suo compagno di viaggio e di composizione – con cui condivide il suo sogno per la musica e il suo desiderio di riscatto. Attorno a loro ruotano, in particolare, altri 4 personaggi. Nessuno di loro, però, è marginale per l’evoluzione del racconto.

Tra questi c’è, ad esempio, il fratello minore di Medhi, nonché primo accesso alla dimensione onirica per lo spettatore nei sorprendenti concatenamenti della finzione.

Se nei primissimi minuti del film si ha come l’impressione di essere allontanati, quasi respinti, dalle parole di Asia mentre, assieme a Medhi, guarda la città dall’alto, al termine del crepuscolo si arriva già a desiderare che la visione del film non si esaurisca, che il film possa anche non finire.

Nel film indipendente di Pinnavaia e Lo Cascio, il rap contrariamente a quanto accade ne La Haine – è costante portatore del sogno, che si trasforma, soltanto in un secondo momento, in denuncia sociale. Come un filo sottile che lega, spesso inconsapevolmente, il destino degli abitanti delle banlieues.

Nel film di Pinnavaia e Lo Cascio – al contempo – c’è anche una volontà di ricordare la premura che spontaneamente filtra tra i ristretti cunicoli della realtà delle periferie anche quando questi ultimi divengono man mano più stretti, come se volessero già indicare una sola direzione. La protezione del sonno, o del sogno, del più piccolo di casa, può esserne un esempio, come – anche – l’iconica maschera scelta, da Asia, per il videoclip.

Tra colori molto accesi e un background multiculturale, ne Il Mondo è Nostro (2024) tutto – alla fine – inizia a ruotare attorno a un oggetto che è, per eccellenza, “donato dall’universo” e portatore – assieme – dell’illusione e del fraintendimento.

Lo spettatore, grazie a quest’oggetto, crede davvero che sia stato (tutto) frutto del Sogno.

Il film, però, gioca anche su questa dimensione onirica per riportaci con i piedi per terra. Come accade dopo aver sentito un fischio assordante che minimizza perfino il silenzio.

Sulla questione del tempo del racconto c’è un interessante momento di scissione.

L’immagine arriva a mostrare, a ricostruire, due momenti che scorrono in parallelo. Uno è già stato rivelato allo spettatore, mentre il secondo sembra avere strettamente a che fare con una messa a soqquadro del precedente panorama onirico, con qualcosa che sfugga – per tutti i personaggi – al loro stesso controllo, ma, stavolta, non allo spettatore.

Se all’inizio la città la si guarda dall’alto, dal punto di vista di Asia, alla fine è come se fosse, invece, la città che, dal basso, stia continuando a guardarla.

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