Bugie Bianche (2023) – Come può un film divenire un portale infinito di possibilità?
Il film di Simone Romano è stato scritto e diretto in 24 ore e trae ispirazione dall’esercizio, spesso svolto dal regista, di «immaginare (possibili) incidenti scatenanti».
In Bugie Bianche (2023) Realismo e Folclore fanno da perno a uno Scenario delle Possibilità innescato dal passato. Un passato che, come si evince dal film, potrebbe sempre ripresentarsi alla nostra porta.
Se nei dettagli (rappresentati dagli oggetti di scena) l’elemento del folclore si alterna a una sorta di passione per l’antiquariato, da parte di Riccardo, nel triangolo complessivo, invece, delle presenze umane che abitano Bugie Bianche (2023) si staglia anche un presente che aspira a essere – chissà se distopicamente – il più rassicurante possibile.
A tal proposito si inserisce ad hoc il mattone della vecchia casa, che rappresenta nel folclore napoletano lo Spirito della Casa e nel film di Simone Romano una rincuorante possibilità, ossia quella di abitare uno spazio nuovo, costruendo – sulla base di una nuova conoscenza – anche una nuova vita, che appare, allo spettatore, come progressivamente indorata rispetto al passato di uno dei protagonisti.
Alla volontà di integrare le buone energie della vecchia casa, in quella nuova, si affianca, infatti, un primo allegorico conflitto. Quello innescato dalla proposta di Anna (futura sposa di Riccardo): di buttare via quegli oggetti vintage di cui, invece, Riccardo, pur simpatizzando per l’allestimento della nuova casa, sembra essere geloso o per nulla intenzionato a disfarsene.
L’inatteso arrivo di Ludovico (amico d’infanzia), nella nuova vita di Riccardo, offre, invece, allo spettatore la possibilità di interpretare le poche informazioni sui personaggi, messe a sua disposizione, attraverso molteplici combinazioni. In una di queste, ad esempio, la deduzione potrebbe essere la seguente: Ludovico è «il passato che ti viene a cercare», poiché da esso «non si può fuggire».
Ludovico, oltre a sdoppiare lo scenario domestico con la sua presenza, grazie a una forte e mai netta contrapposizione tra Bugie e Verità, fa riflettere chi è immerso nella visione, lasciando che si ponga liberamente alcuni quesiti.
«Perché bisogna dire tutto?»
«È necessario?» e, soprattutto, che peso può avere sul Presente l’omissione di una relazione passata?
Anche dal punto di vista dello Spettatore, la possibilità di intraprendere una scelta, durante la visione del film, è enfatizzata dal «Finale aperto» dell’opera di Simone Romano, in cui: alla percezione di un’imminente rivelazione, dapprima in soggettiva e in prospettiva condivisa, si sostituisce, invece, la scelta o non-scelta, di uno dei due protagonisti, quella di non affrontare la situazione e di dormire, rimanendo, così, chissà se per poco o per sempre, in un limbo dorato.
- Dal dibattito su Bugie Bianche (2023), nella post-visione del film di Simone Romano durante la Rassegna cortometraggi Chez Chuormo, emerge la potenza celata, consecutiva alla scelta del regista, nel prediligere, in fase di realizzazione, il beneficio del dubbio. «Questo è il bello», spiega infatti Simone Romano, «di non raccontare tutto».
- Che Ludovico sia piombato in casa di Riccardo soltanto per rovinargli la vita, ad esempio, resta “soltanto” una delle possibili interpretazioni di uno dei tanti spettatori.
Lascia un commento