Il corpo

Il corpo (2024)

Un film di Vincenzo Alfieri

Alfieri ha sempre espresso la sua ammirazione per Batman, il vigilante mascherato nel canone fumettistico o il cavaliere oscuro nella percezione nolaniana. Analizzando l’ultima opera e la dinamica psicologica dei personaggi, il “supereroe maschio” si sdoppia in un antitetico sguardo rivolto verso la forza vendicativa della donna, che mostra la sua regalità con il cappotto viola – un chiaro riferimento a Joker – e la sua spietatezza nel gioco manipolabile tra la vita e la morte. La scomparsa improvvisata del cadavere di Rebecca Zuin (Claudia Gerini) rappresenta il movente narrativo, pronto a coinvolgere due soggetti maschili apparentemente dissimili – l’ispettore Cosser (Giuseppe Battiston) e Bruno Corcione (Andrea Di Luigi) – soprattutto quando si tratta dell’obiettivo da perseguire, ossia incastrare quello che si considera il colpevole per giustificare tutte le azioni che vanno a compromettere la legalità. I loro duelli fisici e verbali applicano un registro emotivamente aggressivo, quasi a ricordare il peccato dell’ira di David Mills (Brad Pitt) in Seven (1995), con la raffigurazione ambientale della pioggia fincheriana. I due sfidanti controbattono dialetticamente, tra vittimismo e ironia, tra ignoranza e conoscenza della materia, tra suggestioni persuase e orchestrazioni ambigue. Il caso da risolvere riprende tutti gli stilemi del genere e il repertorio dell’influenza americana. La percezione del regista si muove esclusivamente sull’intervento della donna in un passaggio continuo tra dark lady, male gaze e principi di attivazione/subordinazione. 

Regia e montaggio concorrono alla costruzione espressiva di un mistero denso di flashback, in cui le donne giocano sempre un ruolo di controllo e di manipolazione e mettono in crisi l’uomo con la loro pericolosità, sostenuta anche dallo status sociale prestigioso, dalla resistenza temporale accompagnata da montaggi alternati, dai primissimi piani, incentrati sugli occhi, nella scena d’apertura del matrimonio o negli intrighi ossessivi, come al ballo in maschera, ispirata a Il cavaliere oscuro-il ritorno (2012) con Selina Kyle (Anne Hathaway) alias Catwoman.

Selina Kyle/Catwoman: “Chi fingi di essere?”

Bruce Wayne/Batman: “Bruce Wayne, eccentrico miliardario.”

Lo spettatore sa che è un marito più giovane, inizialmente un docente universitario precario per poi passare al rango più alto del settore farmaceutico. La differenza sta nel fatto che anche Andrea Di Luigi indossa una maschera. Tutti indossano le maschere e sono diverse dall’esercizio arbitrario delle proprie ragioni (“farsi giustizia da soli”), incorporato nel simbolo di Diego Armando Maradona nell’esordio cinematogratico di Alfieri. Le dichiarazioni di innocenza si assottigliano

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